12 dicembre 2020

Osservazioni: Potere al Popolo! Torino

CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

Lo stato della sanità torinese
È ormai riconosciuto che la sanità pubblica ospedaliera torinese sconta un livello strutturale e organizzativo inadeguato e necessita di un intervento di riorganizzazione e potenziamento complessivo. Le strutture esistenti sono tra le più vecchie d’Italia e hanno periodicamente bisogno di manutenzioni straordinarie fronte a crolli, cedimenti, contaminazione degli impianti da parte di organismi a crescita ambientale, etc. Tuttavia, la riorganizzazione dei servizi nel recente passato non solo è stata sganciata dall’ammodernamento edilizio (con l’eccezione sporadica di alcune strutture universitarie), ma si è, inoltre, caratterizzata per l’assenza di un ordinamento razionale, essendo prevalentemente votata al taglio dei costi. Il blocco del turnover e la costituzione di “hub”, centri che accorpano alcuni servizi in ospedali principali, chiudendoli in quelli periferici, hanno portato ad un evidente indebolimento della medicina territoriale, sia nella città di Torino che, ancor più gravemente, nelle aree della cintura.
Il fenomeno è peraltro tutt’altro che limitato al quadro torinese, ma rientra nei più ampi processi di aziendalizzazione e regionalizzazione che gli interventi di controriforma nei confronti della L. 833/78 hanno deliberatamente determinato, spingendo in avanti il processo di privatizzazione della sanità (procedendo dal "Servizio" al "Sistema" Sanitario, di fatto non più nazionale). Il progetto del Parco della Salute è perfettamente in linea con queste tendenze. Ogni intervento sulla sanità torinese deve dunque rappresentare una forte controtendenza, verso una tutela della salute pubblica che non gravi, ancor più in tempi di crisi economica e sociale, sulla vita dei cittadini e delle cittadine, ma si faccia invece carico dei loro bisogni.

L’emergenza COVID
La gravità di situazione è diventata drammaticamente chiara a tutti durante l’emergenza sanitaria causata dalla rapida diffusione del virus COVID-19. Nell’aprile del 2020, il Piemonte è stata la prima regione per positivi in rapporto al numero di abitanti. Nel torinese, l’emergenza ha messo tragicamente in risalto l’assoluta carenza e la gravissima inefficienza dei servizi sanitari di base della Città, oltre all’inesistente/inefficace controllo della Città sulle prestazioni delle RSA. Questa difficile situazione ha posto all’ordine del giorno la necessità di un immediato potenziamento del servizio sanitario nazionale pubblico, a cominciare dal recupero delle strutture pubbliche dismesse e da un piano straordinario di assunzione di personale a tutti i livelli. È bene ricordare che, ad oggi, le massime autorità sanitarie mondiali e nazionali non escludono possibili ritorni della pandemia.

Il ricorso al partneriato pubblico-privato e al project financing
L’investimento delle istituzioni pubbliche in una sanità diffusa, territoriale e di prossimità, è ormai riconosciuto come un momento indispensabile per garantire la salute dei cittadini. Questa necessità è stata affermata anche durante la Commissione sanità dell’aprile scorso, che ha riconosciuto come, negli anni, l’importanza del rapporto tra ospedali e territorio sia stata sostanzialmente disattesa. A fronte di questa urgenza, si fa ricorso a forme di finanziamento della sanità che prediligono il coinvolgimento del Privato attraverso varie modalità di parternariato pubblico-privato, tra le quali spicca per problematicità la forma del project financing. Su questa forma di finanziamento si è in più occasioni espressa con perplessità la Corte dei Conti, in particolare quando coinvolge opere di sanità pubblica, come nei casi dell’Ospedale all’Angelo di Mestre, la cui eccessiva onerosità è stata oggetto di 2 lodi arbitrali (si vedano la Delibera 98/2020 e la Delibera 196/2018). Vale la pena citare anche la delibera 29/2019, dove il project financing viene definito «una modalità di svolgimento di lavori e servizi da tempo monitorata dalle istituzioni comunitarie e dalla giurisprudenza contabile per l’impatto sui conti pubblici degli Stati e degli enti territoriali, anche in relazione alle operazioni correlate da considerate come indebitamento […] Dal rapporto “A focus on PPPs in Italy” della Ragioneria generale dello Stato […] è emerso che per 17 casi su 24 (3,5 miliardi su 4), i privati non rischiavano nulla (o quasi) […] in quanto è mancato un vero trasferimento dei rischi (canoni fissi, garanzie, clausole contrattuali ed altri strumenti di fatto hanno protetto i privati da ogni vero rischio). Questo significa che nella maggior parte di questi casi il PPP non è stata la scelta migliore per Comuni e Asl, che alla lunga devono sopportare costi maggiori».

Riteniamo che questi elementi non siano stati sufficientemente presi in considerazione nel Progetto Preliminare di Revisione del Piano Regolatore della Città di Torino e che anzi il Progetto si ponga in aperto contrasto con gli stessi, in particolare per quanto riguarda il Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino, struttura di massimo accentramento dei servizi sanitari a discapito della diffusione e della territorialità degli stessi, e finanziata nella forma del project financing.

L’assenza di ogni previsione urbanistica in merito al ripristino della rete di servizi sanitari di base, pur previsti dalla Legge n. 883/78 e successivamente smantellati da una dissennata politica di austerità, è stata giustificata con il fatto che le strutture ospedaliere sono definite dal Piano Sanitario Regionale come servizi sovracomunali, quindi non di esclusiva competenza della città, e si inseriscono in un tavolo di lavoro non meglio precisato che comprende Città Metropolitana e Regione. Resta il fatto che la Città di Torino, pur unendosi alle invocazioni di una urgente realizzazione della rete sanitaria di base per la prevenzione e la cura della salute, in questo Progetto di Piano Regolatore non sembra far valere la sua voce di rappresentanza e tutela della cittadinanza torinese.

È per questi motivi che proponiamo le seguenti osservazioni, che ci auguriamo vengano accolte:

OSSERVAZIONE NR 1 ALLA RELAZIONE ILLUSTRATIVA GENERALE
5.2.3 IL PARCO DELLA SALUTE, DELLA RICERCA E DELL’INNOVAZIONE DI TORINO (PSRI) – P.44

Per i motivi sopra citati, ed in particolare

  • per i rischi riconosciuti dell’utilizzo del project financing nel finanziare opere di salute pubblica, ovvero per l’altissimo rischio di grave indebitamento pubblico (peraltro non immediatamente conteggiato in bilancio perché contratto da un soggetto di diritto privato, ma che graverà sul bilancio pubblico quando occorrerà far bilanciare i conti), nel contesto di un già preoccupante indebitamento che grava sulla città di Torino;
  • per il rischio di recrudescenza dell’epidemia da COVID-19, così come di molte altre pandemie, sempre più probabili e frequenti;
  • Prendendo atto degli indirizzi formulati dal Consiglio comunale di Torino l’11 dicembre 2017 con la Mozione nr.97 di accompagnamento alla deliberazione (mecc. 2017 05180/009) “Accordi di programma in variante al PRG …. finalizzato alla realizzazione del Parco della Salute”, che impegnavano la Sindaca e la Giunta, tra le altre cose, a: -> verificare la sostenibilità del partenariato pubblico-privato; -> richiedere alla Regione Piemonte di procedere prioritariamente alla rete delle Case della Salute diffuse sul territorio, rispetto all’attuazione del progetto relativo al Parco della Salute; -> richiedere l’allargamento della cabina di regia a vari rappresentanti dei settori coinvolti;
  • Considerando inoltre che il progetto del Parco della Salute è stato più volte oggetto di critiche e perplessità da varie rappresentanze cittadine e associazioni, tra cui spicca l’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino, nessuna delle quali ha ricevuto risposta;
  • Rilevando come il progetto del Parco della Salute sia intrinsecamente connesso ad un taglio quanto mai inaccettabile dei posti letto e quindi della copertura effettiva del sistema sanitario nazionale sul territorio cittadino;
  • Ed infine, prendendo atto che è in corso la stesura del cosiddetto Recovery Plan per l'accesso ai fondi straordinari dell'Unione Europea ed è ancora in discussione quello relativo al meccanismo del MES per la spesa sanitaria, e considerando che anche la sostituzione del partenariato pubblico-privato con il ricorso a tali fondi, restando peraltro inalterati il quadro generale ed i progetti specifici come appunto il Parco della Salute di Torino, non sarebbe affatto sufficiente a cambiare strutturalmente la situazione nazionale e del torinese;

proponiamo l’eliminazione del §5.2.3, e del relativo progetto del Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino, e la sua sostituzione con il seguente paragrafo:

«5.2.3 Rinforzamento della sanità territoriale e di prossimità

In luce della recente crisi sanitaria legata al COVID-19 e alle sue drammatiche conseguenze sul territorio torinese, le cui strutture sanitarie necessitano da tempo un rinforzamento e un riammodernamento; e in considerazione del fatto che le massime autorità sanitarie mondiali e nazionali non escludono possibili ritorni della pandemia, la Città di Torino si fa carico di individuare fin d’ora i luoghi, edifici, e strutture necessari alla creazione della rete sanitaria di territorio tuttora mancante, in grado di assicurare a tutti gli abitanti tutti i servizi sanitari di prevenzione e cura della malattia (prelievi, analisi, visite specialistiche, trattamenti terapeutici, piccoli interventi ecc), localizzati in base a criteri di accessibilità entro 150 metri dall’abitazione.

A questo proposito, la Città di Torino conferma la destinazione d’uso “servizi ospedalieri e/o sanitari” degli ex ospedali Luigi Einaudi, Maria Adelaide, Valdesi, Oftalmico.

Inoltre, la tragedia provocata dal COVID-19 nelle RSA del nostro territorio ha dimostrato la necessità che il Comune condizioni le concessioni urbanistiche ad alcuni parametri di qualità essenziali, basati non sui criteri dei capitolati di appalto di servizi indifferenziati, ma su criteri di cura a persone in particolari condizioni di difficoltà, ribadendo il fine primariamente sanitario, e non solo assistenziale, delle RSA.

La città si ripromette inoltre di farsi portavoce queste esigenze e principi, così come di difenderli, in tutte le sedi di dialogo e confronto opportune, in particolare con Regione, nell’ottica della tutela di tutte e tutti gli abitanti di Torino».


OSSERVAZIONE NR 2 ALLE NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE (NTA)
TAVOLA DI PIANO TR 02

In considerazione di quanto sopra esposto, va quindi eliminata dalle Tavole di Piano, a partire dalla tavola TR 02 Piano dei servizi e delle infrastrutture (si veda il seguente link: http://www-portale-coto.territorio.csi.it/web/sites/default/files/mediafiles/3.7_tavola_tr02_piano_servizi_infrastrutture_x.pdf la destinazione d’uso sanitaria ospedaliera dell’area in questione, contrassegnata dal colore celeste, lettera H - color arancione.

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